Il testo tradotto dal francese è tratto da: Luc Dietrich, Le Goût du travail, ed. Éolienne 2020.
Nel mese di giugno del 1942, in pieno periodo bellico, lo scrittore LUC DIETRICH (Digione 1913 – Parigi 1944) tiene due conferenze a giovani universitari francesi sull’importanza della ricerca interiore e della coscienza di sé per dare un senso all’esistenza in tempi così difficili. Dietrich non espone formule o vuoti concetti, non ha soluzioni pronte, ma parla con il cuore della propria esperienza e del percorso che lui stesso sta sperimentando.
“Abbiamo parlato della conoscenza di sé. Prima di voler conoscere il mondo, dobbiamo imparare a vedere noi stessi, a conoscerci. In noi dovrebbe sempre dimorare il desiderio struggente di conoscerci, un desiderio di lucidità. Tutti voi siete giovani. Le redini, i freni vi ostacolano, vi feriscono. Dovete vedere i vostri limiti, imparare a riconoscerli, a conoscere voi stessi.
Dovete imparare a essere pronti – non con delle formule già fatte – ma pronti a inventare, a improvvisare, aperti all’imprevedibile, a incontrare lo sconosciuto.
Che cosa significa essere pronti? SIGNIFICA TENERE A MENTE LE NOSTRE POSSIBILITÀ E LE NOSTRE INCAPACITÀ. Cioè i due capi del bastone. Certi giorni tutto va bene, tutto ci sembra bello, tutto è facile, altre volte tutto ci disgusta, tutto ci appare stupido e inutile. Il fatto è che lo abbiamo dimenticato, abbiamo dimenticato come siamo davvero. Rimaniamo nell’uno o nell’altro capo del bastone. Ma la vera prova di superiorità è, quando siamo a un capo del bastone, ricordarci dell’altro. L’ideale, è chiaro, sarebbe di essere al centro, di non soccombere agli estremi. Se questo per noi non è sempre possibile, sforziamoci almeno di conservare il ricordo dei momenti di presenza.
Essere pronti è conoscere i propri limiti.”