La musica è atto letteralmente costruttivo, trasformazione della fuggevole inconsistenza delle impressioni ancorate al tempo perduto del ricordo e dell’attesa. […] Musica non più concepita in risonanza con l’alternarsi di emozioni sensibili (paura, timore, diffidenza, ebbrezza o entusiasmo), ma come realtà sensibile di uno spazio interiore che si fa spazio esterno, si struttura nell’unicità tutta umana di ogni singolo istante vissuto, negando ogni possibilità di un effusivo conforto e dischiudendo al tempo stesso la reale attuazione dell’opera. L’emozione si trasforma, per così dire, in sentimento silenzioso e oggettivo del tempo e dello spazio, in un “qui e ora” che è già potenza in atto.
[Dalla prefazione di Sabrina Mori Carmignani a: Rainer Maria Rilke, Canto remoto, Passigli Editori 2011]
Rainer Maria Rilke
Sonetti a Orfeo, Parte seconda XIII
Sii prima di ogni addio, quasi fosse
alle tue spalle, come l’inverno che già passa.
Tra gli inverni sta un inverno senza fine,
se lo supera, il tuo cuore a tutto sopravvive.
Sii sempre morto in Euridice: innalzati cantando
e celebrando risali alla pura relazione.
Qui, tra effimere presenze, nel regno del declino,
sii cristallo sonante che vibrando già s’infranse.
Sii e sappi al tempo stesso del Non Essere,
l’infinito fondamento della vita che in te vibra,
che in quest’unica volta ti sia dato di compierla.
Persino alle fonti già attinte, alle cupe e mute
riserve della piena natura, a indicibili somme
in giubilo aggiungi te stesso e il numero annulla.
[Da: Rainer Maria Rilke, Sonetti a Orfeo, traduzione di Sabrina Mori Carmignani, Passigli Editori 2006]