Il gong

Momenti di ricerca

Pellegrinaggio al Monte Athos

La vetta del Monte Athos a 2.033 metri di altezza (Archivio Walkopedia)

Verso la fine del secolo scorso un gruppo di amici uniti in un comune percorso di ricerca spirituale ha condiviso l’esperienza di un pellegrinaggio al Monte Athos in occasione della “Festa della Trasfigurazione” nel mese di agosto. Le vivide impressioni ricevute dai partecipanti di quel viaggio sono state raccolte dal dott. Jacques Baur. Non soltanto le impressioni che il luogo e le circostanze particolari hanno fatto risuonare più intensamente, ma soprattutto quelle che, appartenendo a un’altra natura, si sono depositate nella profondità dell’essere. Impressioni che testimoniano di un mondo che vive con un ritmo differente, raccolto, profondo, puro, silenzioso.

Che cosa cerchiamo sul Monte Athos? Dove portano i suoi sentieri disagevoli malamente tracciati, dove le caviglie sono messe a dura prova, ma anche dove la fresca ombra delle foglie distilla in modo magnifico la luce del sole?
Che cosa importa. Seguirli, attraversare questa strana montagna, ci fa scoprire a poco a poco il senso che gli uomini hanno voluto darle. Più il cammino sale, più l’orizzonte si allarga. Come quello che percorriamo in noi stessi.
Molto velocemente il gruppo si organizza, relazioni e simpatie si consolidano, e tutti partecipiamo all’organizzazione della vita in comune. La sera, intorno al fuoco del camino, ciascuno trova il proprio posto all’interno del rifugio. Sistemati alla meglio sulle dure panche, intorpiditi dalla fatica, la pelle bruciata dal sole, ognuno medita e si stupisce del carattere insolito di questa situazione.

Floyd Crosby, Fotogramma da un viaggio del 1929 al Monte Athos e alle Meteore (Archivio Princeton University)

In fondo, la vita non è lei stessa una lunga marcia attraverso la montagna?
Non c’è dubbio, qui l’orizzontalità non ha più corso, l’uomo è obbligato ad alzarsi per camminare.
In questa immensità, possiamo riconoscere dov’è il cammino? È dovunque.
E dove inizia? Inizia qui dove siamo.
Camminare sempre in faccia alla luce, altrimenti per tutta l’esistenza dovremo correre dietro alla nostra ombra.
Procedere nella vita senza guardare dietro di sé, il vuoto può paralizzarci. Ma nemmeno troppo in avanti, la durezza del percorso e la sua immensità possono toglierci tutto il coraggio. Guardare soltanto davanti a sé, dove dobbiamo mettere il piede. È con piccoli passi che superiamo i passaggi più difficili.
Come la vita, la montagna è dura ma clemente, ci mostra una difficoltà solo quando la precedente è stata superata. Arrivati in cima, scopriremo un panorama più vasto. Forse un posto in noi stessi da dove avvicinarsi alla totalità?
Quando scende la sera, inizia la lunga veglia all’interno della minuscola cappella e, fuori, intorno al grande fuoco. La notte si riempie di canti liturgici che proseguono senza interruzione fino al mattino. Il sorgere del sole ci sorprende con il corpo spossato, infreddolito, gli occhi rossi di sonno.
Interiormente divisi tra il ricordo e le impressioni di questa straordinaria notte vissuta sulla cima del Monte Athos per la “Festa della Trasfigurazione” e il bisogno di ritornare al mondo in basso, quello della nostra dimensione di tutti i giorni, ognuno di noi si appresta alla discesa.

Salmo Pasquale: Cristo è risorto (Coro del Monastero Iviron del Monte Athos)

[Traduzione da: Jacques Baur, Pélerinages au Mont Athos, Société pour l’Étude de l’Homme de Lyon]