Inchinarsi è una pratica molto seria. Dovreste essere sempre pronti a inchinarvi, persino nell’ultimo attimo di vita. Anche se è impossibile sbarazzarci dei nostri desideri egocentrici, dobbiamo farlo. La nostra vera natura lo esige.
Inchinandoci, abbandoniamo noi stessi. Abbandonare se stessi significa abbandonare le proprie idee dualistiche. Comunemente, inchinarsi significa tributare onori a qualcosa di più degno rispetto a noi. Ma quando v’inchinate davanti al Buddha, non dovete avere alcuna idea di Buddha, voi semplicemente divenite tutt’uno con il Buddha, siete già Buddha stesso. Quando diventate tutt’uno con il Buddha, tutt’uno con tutto ciò che esiste, scoprite che cosa veramente significa “essere”. Quando dimenticate tutte le idee dualistiche, ogni cosa diventa il vostro maestro, e tutto può essere oggetto di venerazione.
Quando tutto esiste all’interno della vostra grande mente, ogni relazione dualistica scompare. Non c’è distinzione tra cielo e terra, uomo e donna, maestro e discepolo. Ora un uomo s’inchina a una donna, ora una donna s’inchina a un uomo. Ora il discepolo s’inchina al maestro, ora il maestro s’inchina al discepolo. Un maestro che non sa inchinarsi davanti al proprio discepolo, non sa inchinarsi davanti al Buddha.
Soltanto quando siete completamente voi stessi, siete in grado d’inchinarvi davanti a ogni cosa nel vero senso. Inchinarsi è una pratica molto seria.
Il mio maestro aveva un callo sulla fronte a furia d’inchinarsi. Sapeva di essere un individuo ostinato, caparbio e perciò s’inchinava, e s’inchinava, e s’inchinava.
(Tratto da: Shunryu Suzuki-Roshi, Mente zen, mente di principiante, Ubaldini Editore 1976)