Soltanto una cosa lei non avrebbe mai potuto tollerare:
la mancanza di attenzione
di Nadia Boulanger 26 novembre 2020
Nadia Boulanger (Parigi 1887-1979) è stata una donna e una musicista straordinaria. Per più di settant’anni ha dedicato la propria vita alla musica e al suo insegnamento. Da ogni parte del mondo giungevano a Parigi per incontrarla e lavorare con lei innumerevoli allievi. Per molti di loro questo incontro significò raggiungere una nuova visione della musica e della vita.
Ho avuto la grande fortuna di essere allevata da una madre con una straordinaria intelligenza. Mi adorava – aveva perso una bambina prima che nascessi – così il mio arrivo fu considerato un miracolo; ma mi amava così tanto, che questo non le impediva di essere spassionata nei suoi giudizi. Soltanto una cosa lei non avrebbe mai potuto tollerare: la mancanza di attenzione. Fin dall’inizio fui allevata con assoluta attenzione, come qualcosa di vitale per la consapevolezza di sé. Spesso, nelle persone questa qualità manca, anche se dovrebbe essere una componente essenziale del nostro carattere.
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Prima d’incoraggiare qualcuno tu devi intuire se sono capaci di amare, d’interessarsi a ciò che fanno, qualunque cosa sia, e avere rispetto di se stessi. Questa è una distinzione fondamentale tra le persone. Alcuni sono straordinariamente attivi e altri sono quelli che io chiamo i “dormienti”.
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Non so se l’attitudine all’attenzione possa essere insegnata. Direi che tutti coloro i quali conducono una vita senza prestare attenzione a ciò che fanno, stanno sprecando la loro vita. Sarei tentata di dire che senza attenzione non c’è vita, sia se si pulisca una finestra o si stia scrivendo un capolavoro.
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Si direbbe che l’attenzione è quello stato della mente che ci permette di essere. È una forma di visione vissuta dai grandi mistici, in quei momenti in cui godevano dello stato di una profonda concentrazione. Nell’arte la chiamiamo ispirazione. È l’esatto momento in cui un uomo riesce a cogliere il suo pensiero, quello vero, nella sua anima. Il momento in cui tocchiamo la verità, quando si stabilisce la comunione. Siamo troppo deboli per scalare queste altezze molto spesso. Se riuscissimo a essere in uno stato di comunione interiore con noi stessi, potremmo renderci conto del potenziale che abbiamo a disposizione.
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Per amore o per forza, tutti ritorniamo ad attingere alle grandi parole. Hai ricevuto o non hai ricevuto la grazia? Lo straordinario violinista Yehudi Menuhin era isterico mentre suonava in maniera sublime un movimento di una sonata di Brahms? No, lui riceveva il potere di penetrare un pensiero che non appartiene né a Brahms, né a lui, né a me. È un pensiero che aleggia nel mondo, sul mondo, e che porta la luce.
[da: Bruno Monsaingeon, Incontro con Nadia Boulanger, Parigi 1981 (ed. it. Palermo 2007, rueBallu Edizioni, pp. 35-40)]